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Associazione CAF

Assistenza ai minori, Assistenza sociale, sanitaria e socio sanitaria

Accoglienza e cura di minori allontanati dalla famiglia d’origine per gravi maltrattamenti

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Il prossimo 7 aprile unisciti alla nostra squadra di runner solidali e aiutaci a garantire un supporto psicologico specializzato ai bambini vittime di gravi maltrattamenti e abusi.

IL PROGETTO DA SOSTENERE

L’Associazione CAF nasce come primo Centro in Italia dedicato all’accoglienza e alla cura di minori vittime di abusi e maltrattamenti in famiglia. Dopo quasi 45 anni di attività è emersa la consapevolezza che per realizzare un progetto di cura efficace per questi minori gravemente traumatizzati, sia necessario innescare un circolo virtuoso di interventi che mettano in relazione il funzionamento globale del minore, il suo comportamento, le relazioni nella vita di Comunità e la sua storia famigliare. Per attuare questo piano di cura integrato, la nostra Associazione ha progettato un’equipe di lavoro multidisciplinare che costruisce attorno al minore un intervento multilivello in grado di leggere tutti i suoi bisogni e di darvi in questo modo risposte coerenti e mirate.

Grazie all’integrazione di questo innovativo intervento psicologico, il lavoro educativo viene indirizzato da una conoscenza completa degli ospiti e della loro storia di vita, che dà senso ai loro comportamenti, ai pensieri e alle emozioni, diversamente difficili da comprendere se non all’interno di un “sistema di cura” capace di leggerne il funzionamento e le caratteristiche di personalità, sia negli aspetti di criticità che di risorse.

Il supporto psicologico ha quindi l’obiettivo di rendere più efficace l’intervento di cura dei minori accoltirispondendo alle loro necessità specifiche e considerando il bambino e la famiglia nella sua complessità.

Questo intervento psicologico progettato dall’Associazione CAF viene attivato per ogni minore ospite delle Comunità Residenziali 3-12 anni.

LA STORIA DI CLAUDIO

«Sono arrivati che era sera, Claudio aveva i muscoli ancora tutti tesi. L’ho preso in braccio e gli ho proposto di fare un bagnetto per rilassarsi. Grazie all’acqua calda e all’atmosfera pacata della Comunità sono bastati pochi minuti perché crollasse in un sonno profondo. Al risveglio, con il suo pigiamino nuovo le lenzuola che profumavano ancora di bucato, pian piano Claudio ha preso coscienza della sua nuova condizione. Sono seguiti tanti giorni di silenzio, in cui Claudio preferiva starsene da solo, con addosso il suo pigiamino nuovo. Poi gli abbiamo proposto di incontrare la nostra psicologa di Comunità. All’interno della sua stanza, piena di giochi e disegni appesi alle pareti, la psicologa ha preso un lungo nastro colorato chiedendo a Claudio di tenerne un’estremità con la mano. Prendendo l’altra estremità la psicologa gli ha detto “Sentiti libero. Puoi giocare con tutti giochi che vedi, puoi disegnare, puoi camminare o correre. Qualunque cosa farai, io sarò qui, con te. Ti basterà dare un colpetto alla corda per sentire che ci sono. Se mi vorrai più vicino, ti basterà tirare un po’ di più.” Fu così che Claudio capii che in questa nuova casa poteva iniziare a fidarsi degli adulti.»

Claudio, 4 anni, è arrivato da noi in Comunità insieme a suo fratello di 8 anni. La denuncia è partita dai vicini di casa che, dopo aver ripetutamente sentito le urla e i pianti dei due bambini, hanno deciso di intervenire. I segni sui loro corpi ci hanno messo un po’ a guarire, ma non sono state le ferite più difficili da curare.

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